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La Calabria dell’olio vuole crescere ed entrare nell’olimpo delle eccellenze – da Teatro Naturale

Di Redazione

Lo spunto per parlare della Calabria, come regione olivicola della sua (ri)nascita mi viene da una telefonata ricevuta due mesi fa, quando avevamo aperto con la nostra accademia Maestrod’olio le iscrizioni per il corso alla scoperta degli oli di eccellenza in sei lezioni che si sarebbe svolto a Lucca dopo poche settimane.

Mela, l’anima della mia accademia, mi dice cha al telefono c’è un ragazzo che vorrebbe fare il corso a Lucca. Bene rispondo, da dove chiama; da Fossato Jonico in provincia di Reggio Calabria. Sul momento penso a uno scherzo di Maurizio Pescari o dei soliti buon temponi che ogni tanto mi chiamano per farci due risate. Siccome ero di buon umore, rispondo volentieri.

In breve, il giovane Giovanni, nipote di un vecchio frantoiano calabrese, che nel 1919 aveva creato il primo molino con le macine in pietra, voleva conoscere i segreti per produrre un olio extravergine di eccellenza. Per sei lezioni questo ragazzo ha preso l’aereo e si è fatto duemila km ogni volta, per raccontare un mondo mai visto prima. I suoi racconti sono stati impressionanti e affascinanti nello stesso tempo, anche se a volte un po’ sconcertanti: il frantoio di famiglia apre ogni anno a novembre e lavora olive sane, belle e pulite dei pochi olivicoltori che credono in un extravergine dai profumi decisi, verdi e vegetali. Poi è usanza aspettare. Qualche settimana, fino a diversi mesi, perché raccogliere le olive in alberi con chiome che raggiungono i dieci, dodici metri non è fattibile e quindi si aspetta la primavera così le olive cadono a terra e poi i contoterzisti arrivano, comprano l’olio a 2 € e lo rivendono a chi di dovere. Giovanni è stato uno studente modello durante il corso, attento, curioso e appassionato. Ha compreso che fuori dal suo territorio c’è un mondo fatto di attenzione e cura per un prodotto, come l’olio extravergine che sta diventando una necessità fondamentale per tutti gli appassionati. Ma senza andare troppo lontano, Giovanni ha scoperto che esistono realtà calabresi davvero uniche, spesso a conduzione femminile come l’azienda Doria guidata da Alessandra Paolini, che da anni riesce a produrre monovarietali e blend di una finezza e di un’ eleganza estrema.

Proprio in questi giorni abbiamo assaggiato una Nocellara Messinese con sentori di pomodoro verde, rosmarino e sensazioni di limone ammalianti. Consuelo Garzo, che a Seminara in provincia di Reggio Calabria cura le sue 4.000 piante di Ottobratica e Sinopolese, riportando al consumatore, sfumature di mentuccia e una persistenza gustativa straordinariamente amaricante.

A Lamezia Terme, Scarlett Cristiano in un’areale di 8.000 piante ha creato una Carolea in purezza sia biologica sia Dop davvero eccellente, che merita di essere esportata in tutto il mondo. Dalle sensazioni di carciofo e mandorla amara, fino a una speziatura dolce in bocca di pepe rosa e cannella.

Per ultima, ma solo per una carrellata che non rende giustizia a queste donne di Calabria, brave e coraggiose, vorrei ricordare Rita Licastro dell’azienda agricola Santa Tecla che ha messo nel cassetto la sua laurea in giurisprudenza per curare 14 ettari di piante secolari ereditate dai nonni e che oggi le rendono giustizia perché gli oli prodotti sono di una rara bontà.

Questa è una storia vera, di una splendida regione olivicola che, grazie al lavoro incredibile di donne serie e coraggiose stanno facendo uscire la Calabria da un antico oblio, per riscuotere il successo che merita. Continuate così e non mollate!