La sapienza di una terra selvaggia: la Basilicata – da doctorwine.it
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•Quando si parla di Magna Grecia non devono tornare alla mente solo Calabria e Sicilia. Dagli Achei fino ai Dori prese avvio una colonizzazione che comprese quasi tutta l’Italia meridionale, tra cui la Basilicata, territorio impervio e selvaggio ancora tutto da scoprire.
La coltura dell’olivo in questa piccola regione costituisce senza dubbio una tradizione storica, ma anche una pratica che ha influenzato in maniera determinante sia la gastronomia, sia il turismo e l’economia in generale. L’olivo veniva e viene tutt’oggi coltivato dal Vulture a Metaponto, in quelle zone fondate dai coloni greci dell’Acaia a partire dal VII a.C. Poco commercializzato al di fuori della regione perché prevalentemente prodotto per autoconsumo, l’olio lucano presenta delle sfumature gustative davvero uniche e di grande pregio, grazie ai terreni sassosi e minerali.
Tre sono gli areali di produzione: Vulture, Bassa Val d’Agri, Bassa Collina Materana. I centri olivicoli più importanti nel Vulture sono Melfi, Rionero in Vulture, Barile, Rapolla, Acerenza, Lavello, Venosa. La qualità di olivo più diffusa nel territorio è la ogliarola, detta anche rapollese o nostrale. Fruttifica su terreni di origine vulcanica.
Nella bassa collina materana le zone di produzione qualitativamente più alte sono Ferrandina, Grassano, Grottole, Salandra, Montescaglioso e Bernalda. In questo territorio l’olivo copre oltre l’80% delle superfici coltivabili. La varietà più diffusa è la maiatica di Ferrandina, dalla quale si ricava un ottimo olio, ma anche una pregiata oliva da mensa.
Spostandoci verso la Bassa Val d’Agri, nei comuni di Aliano, S. Arcangelo, Roccanova, Missanello, troveremo una buona coltivazione di olivi, in particolar modo della maiatica. I frantoi raggiungono un numero vicino ai trecento e qui le olive vengono lavorate quasi esclusivamente attraverso un processo continuo ben lontano dai tradizionali impianti con le macine in pietra e fiscoli, garantendo la massima resa e soprattutto la migliore qualità dell’olio.
Tra tutti i seri produttori che stanno lavorando l’olio in maniera davvero attenta e scrupolosa, mi piace segnalare un uomo schivo e modesto ma con una grande cultura per i prodotti che nascono nella sua terra: Giovanni Marvulli. Quando il padre Vincenzo nel 1960 investì la sua dote per comprare alcuni ettari rocciosi nei pressi di Matera, tutti lo derisero perché era follia acquistare una terra fatta di soli sassi. Grazie all’azzardo paterno Giovanni, a distanza di decenni, si è ritrovato oltre tremila piante di olivo di cui neanche una scavata dai mezzadri.
Quelle piante, di varietà ogliarola del Bradano, creano un olio extravergine dal color oro lucente con sfumature verdi. Il naso si apre puro e fragrante con sentori amaricanti di cardo e melanzana. La bocca rimane fresca, mai unta né grassa, con percezioni di erbe officinali e un finale speziato molto intrigante. Un olio del genere va bene fin dalla mattina su pane abbrustolito per apprezzarne la gustosità quasi tannica, fino ai tipici piatti di pasta di grano duro selezione Senatore Cappelli creata proprio dal sapiente Giovanni Marvulli.
Olio Extravergine di Oliva Biologico Cenzino (50 cl): 7 euro